Pillole di storia, Senza categoria

Al Museo di Reggio Calabria anche Iside e Serapide

Spesso ci diciamo che il Museo di Reggio non è solo Bronzi di Riace (e fortunatamente è proprio così) e forse troppo spesso affascinati da reperti esteticamente più facilmente leggibili tralasciamo una parte del percorso espositivo del livello D del MArRC, quello riservato alle epigrafi che custodiscono, se osservate con la giusta curiosità, pagine di storia cittadina e mediterranea di rilevante importanza.

Proprio vicino ad epigrafi sepocrali di un comandante della flotta romana e a quella di un liberto (schiavo liberato) legato alla famiglia imperiale, probabilmente in città al seguito di Giulia figlia di Augusto, troviamo un blocco tozzo a forma di parallelepipedo che riporta la seguente iscrizione:

ISI ET SERAPI SACRUM Q(uintus) FABIUS TITIANI LIB(ertus) INGENUUS SEVIR AUGUSTALIS FAB(ia) CANDIDA SACRORUM S(ua) P(ecunia).

CONSACRATO A ISIDE E SERAPIDE DA QUINTO FABIO INGENUO LIBERTO DI TIZIANO, SEVIRO AUGUSTALE E DA FABIA CANDIDA DEVOTA (o consacrata) AD ISIDE. A PROPRIE SPESE

(interpretazione e traduzione sono riprese così come riportate nella didascalia museale).

Iside e Serapide al MArRC

Quest’architrave di età imperiale potrebbe sembrare uno dei tanti reperti del nostro passato, ma questo straordinario blocco ci testimonia l’apertura religiosa verso culti provenienti dall’oriente ed in questo caso dall’Egitto Tolemaico.

Iside e Serapide non sono divinità appartenenti all’originale Pantheon romano ma iniziano un lungo viaggio che dall’Egitto probabilmente tramite Alessandria fece tappa in città meridionali come Regium, nel II sec. a.C. li troviamo a Pompei e progressivamente conquistarono Roma.

Si tratta di culti popolari e popolani che il senato vietò inutilmente più volte e ne fece radere al suolo i templi nel 58, 53, 50 e 48 ma i fedeli costantemente li riedificarono.

Successivamente a Roma però a queste divinità vennero eretti templi, nel Campo Marzio a Iside sotto Caligola e più tardi nell’area del Quirinale a Serapide sotto Caracalla.

Come abbiamo visto queste divinità hanno affrontato un viaggio lungo che le ha portate da oriente al cuore dell’impero. Iside si è progressivamente trasformata da divinità egiziana a divinità ellenistica/romana. Serapide invece è una creazione dei Tolomei che fonde in un’unica divinità le caratteristiche di Osiride, Zeus e Plutone.

Ancora una volta i frammenti custoditi al Museo di Reggio pongono la città nel cuore degli scambi e delle culture mediterranee a rimarcare nuovamente una propensione mediterranea che oggi abbiamo un po’ perso e che deve necessariamente essere riscoperta.

 

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Viaggio in Calabria

La villa romana di Palazzi di Casignana

La statale 106 é sicuramente uno degli assi viari più controversi e pericolosi della nostra Penisola. Se percorsa con prudenza riesce a regalare oltre a dei paesaggi unici, dei siti archeologici capaci di regalare emozioni fortissime.
Poco dopo aver lasciato Bianco provenendo da Reggio e a circa 17 chilometri ridiscendendo da Locri facendo molta attenzione, si scorge qualche sparuta segnaletica che indica la presenza di un sito archeologico dal fascino indescrivibile.
La villa romana di contrada Palazzi di Casignana è senza ombra di dubbio il sito di epoca romana più interessante della provincia di Reggio.

Sala delle Nereidi Casignana
Sala delle Nereidi

La sua storia recente è molto travagliata, basti pensare a come la ss 106 tagli a metà il sito. Pensare meravigliosi mosaici sotto centimetri di asfalto fa sicuramente alzare la pressione ma tant’è.
Già nel 1956 si ha notizia di rinvenimenti di una colonna di marmo, oltre chiaramente ad alcune murature in affioramento. Si dovrà aspettare il 1964 per l’ufficialità del rinvenimento, quando durante i lavori di scavo per la realizzazione di un acquedotto vennero riportati alla luce gli ambienti termali della villa.
Gli scavi archeologici proseguirono nel 1965 e nel 1966 e dopo una lunghissima pausa ripresero nel 1980 in modo sistematico e continuo in tutta l’area termale.
Sul finire degli anni ’90 e con i primi anni del 2000 inizia poi lo studio di quella che poi verrà denominata area residenziale (la parte oltre la 106 verso il mare).
La villa, ha avuto una continuità di utilizzo lunghissima, testimoniata dalle tante fasi edilizie che si sono susseguite dal I al IV d.C. La superficie indagata attualmente si estende per 8000 mq, ma si ritiene che le dimensioni del sito raggiungano i 15 ettari.
La villa, che gode un ottimo stato conservativo, mette in mostra la grande abilità di maestri mosaicisti testimoniando una certa opulenza dei proprietari.
La parte termale, sa affascinare con i suoi ambienti finemente decorati, come la sala delle Nereidi, il frigidarium con i suoi rombi prospettici e le lunette a coda di pavone o ancora il meraviglioso opus sectile della sala rettangolare.

praefurnia a Casignana
Praefurnia

La parte residenziale con le fondamenta di due torri, che probabilmente servivano come punto di controllo e difesa verso il mare, presenta negli ambienti pavimenti musivi di altissimo pregio come nella sala delle quattro stagioni o in quella di Bacco.
Il gioiello di Casignana sa stupire ed affascinare, attende solo la visita per trascinare il curioso indietro nel tempo con le sue tante particolarità. Un’ impronta vivida e leggibile del nostro passato, come quella di quel fanciullo eternata nel pavimento, ancora oggi visibile nella villa.

 

 

Senza categoria

Un nuovo viaggio

Da più di un anno pensavo alla realizzazione di questo blog passando il tempo a convincermi di questa follia e immaginandolo nella sua forma e nei suoi contenuti.

Questo “diario” vuole essere una naturale prosecuzione della rubrica pillole di storia nata sul blog de Il giardino di Morgana che ormai sentivo stretta (articoli che a breve troverete anche qui).

Inoltre spazio al territorio sia con le sue bellezze paesaggistiche, archeologiche ma soprattutto rendendo merito a quel valore umano che rappresenta secondo me l’ossatura di un possibile risveglio per questa terra bellissima e disgraziata.

Le voci dei protagonisti che operano nei vari territori troveranno spazio nella rubrica “le mie interviste” dove si proverà a rendere diretto il legame con i singoli operatori culturali.

E poi il vero e proprio “diario” che in questa fase sarà limitato al territorio regionale per poi continuare questo viaggio lento anche oltre i confini calabresi.

Sarà un percorso nel quale mi auguro di trovare tanti compagni di cammino con i quali scambiare esperienze e conoscenze e chiaramente condividere il bello di questa terra che resta il modo migliore per conoscersi.

Sarà un blog che mi permetterà di raccontare e di raccontarmi e così facendo proverò a far conoscere una Calabria palpitante, integra nella sua bellezza ancestrale, con i suoi contrasti stridenti ed i suoi luoghi unici al mondo.

Non mi resta che augurarci buon viaggio…

Le mie interviste

Un viaggio con Valeria Varà “nell’antica città di Sant’Agata di Reggio”

Conosciamo meglio Valeria Varà referente per l’area archeologica di Motta Sant’Agata e vicepresidente della Pro Loco di San Salvatore affinché i luoghi non restino solo un racconto sterile ma rivivano anche attraverso le emozioni di chi in questa terra ci crede ed investe la propria vita.

Chiesa San Nicola a Sant’Agata
Chiesa San Nicola Sant’Agata

Valeria cos’è per te Motta Sant’Agata e quali sono le sue potenzialità?

Valeria Varà
Valeria Varà (ph Pro Loco San Salvatore)

Sin da piccola “Suso” (il nome col quale viene indicata la rupe dove sorgeva la città), mi ha sempre affascinata. Dal 2004, da curiosa studentessa di architettura, ho cominciato a volerne sapere sempre di più e durante le mie ricerche mi sono spesso sentita rispondere “vai a parlare con il professore Orlando Sorgonà di Mosorrofa”. In quegli anni ancora Facebook non era diffuso e l’incontro con il professore Sorgonà, esperto conoscitore delle vicende santagatine, da me immaginato come un anziano erudito con la barba, non avvenne.  Nel 2005 ricevetti la telefonata di alcuni membri della Pro Loco che mi invitavano a partecipare ad un corso sulla conoscenza del territorio e fu in quell’occasione che incontrai il professore Sorgonà (che poi sposai!) e Motta Sant’Agata entrò a fare parte della mia vita quotidiana. Ho scelto di sviluppare la mia tesi di laurea sulle rovine della chiesa di San Nicola. Il mio matrimonio si è celebrato con il rito bizantino, proprio come un tempo si celebrava in quella città. Anni di fuoco, spesi nella pulizia al sito, nell’organizzazione di stage di rilievo con l’Università, nella “Prima campagna di indagini archeologiche”, con il fondamentale supporto del presidente di allora Giulio Carini, di Italia Nostra, dell’allora Soprintendenza ai beni archeologici. Giornate intere ad accompagnare gruppi, scuole e associazioni.

Sant’Agata è un luogo ricchissimo di potenzialità che dista soltanto 30 minuti dal centro cittadino. Per niente urbanizzato è interessante dal punto di vista storico, artistico, naturalistico, geologico, paesaggistico. Tra i ruderi è ancora possibile osservare alcune importanti testimonianze del glorioso passato: i resti dell’imponente chiesa di San Nicola con le suggestive cripte, la chiesa di san Basilio con gli affreschi in stile medievale, le profonde cisterne per la raccolta delle acque meteoriche, i resti del castello, i frantoi, gli opifici e le testimonianze degli antichi palazzi.

Cosa ti spinge ad investire il tuo tempo e la tua vita per questa terra?

Tutto è nato da una forte curiosità e dal desiderio di conoscere la storia di quel territorio. Poi a mano a mano che approfondivo le vicende mi sono sempre di più appassionata. Tra quelle pietre ho ritrovato la mia identità. E’ una forza ed una energia che non riesco a spiegare, viene dall’interno, quando parlo di quel luogo, o accompagno i visitatori, mi sento felice. Ho capito che questa è la strada che desidero continuare a percorrere perché sento di fare parte di una comunità e di stare contribuendo per quanto possibile a costruire qualcosa di buono.

Visite a Motta San'Agata
Visite a Motta Sant’Agata (ph Pro Loco San Salvatore)

Molto è stato fatto ma moltissimo resta ancora da fare. Sono comunque ottimista perché grazie alla passione che ci lega a Motta Sant’Agata abbiamo creato una squadra affiatata, dove regna il rispetto reciproco, l’affetto e la stima più sincera.

Il bando che ha indetto il Comune di Reggio Calabria e che ha ufficializzato la gestione del sito è già stato un ottimo, importante e incoraggiante inizio. Il Sindaco, la sua Giunta con l’assessore Irene Calabrò ed i Funzionari del Comune come l’arch. Daniela Neri si stanno dimostrando molto sensibili e attenti.

Quali sono i progetti futuri già in cantiere per continuare l’opera di valorizzazione?

Assieme a tutta la squadra della Pro Loco, con la guida di Demetrio Iero e con il supporto del Comune, continueremo con l’opera di conoscenza del sito attraverso le visite guidate, che da settembre coinvolgeranno anche tutti gli istituti scolastici presenti sul territorio.

Prossimamente vedranno la luce nuove pubblicazioni ed andremo a realizzare attività collaterali, mirate alla conoscenza del ricco patrimonio botanico presente sulla rupe, nonché dei giacimenti fossiliferi.

Con il supporto degli enti pubblici vorremo migliorare l’aspetto del sito, piantare nuovi alberi, creare delle aree per la sosta, implementare la cartellonistica.

Di fondamentale supporto alla nostra opera di valorizzazione sarà la presenza dei visitatori, che si spera continuino ad essere numerosi. Colgo quindi l’occasione per invitare tutti i lettori a visitare il sito e a sostenere l’associazione nelle future iniziative.

E’ un percorso lungo, per niente facile, ma non ci manca la forza di volontà per cui siamo sicuri che arriveranno presto tante gratificazioni.

Per info e visite guidate contattate i numeri: 347 8337830 e 331 9052973.

 

Viaggio in Calabria

Le terme romane di Reggio Calabria

Terme romane Reggio Calabria
Terme di Reggio (ph Alessandra Moscatello)

Uno dei luoghi più interessanti del Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria è senza ombra di dubbio questo piccolo ed eccezionale sito archeologico. Il sito ha avuto una storia recente molto travagliata. Ritrovato nel 1886 quando venne smantellato il bastione S. Matteo delle mura cinquecentesche della città, riscosse scarso interesse tanto che nei primi del ‘900 venne costruita una scuola proprio in quell’area finché nel 1916 si decise di rendere nuovamente accessibile le terme.

Quest’impianto di piccole dimensioni sorgeva a pochissima distanza da quelle che erano le terme pubbliche della città localizzate sotto il palazzo della Prefettura. Queste erano solo alcune delle numerose strutture termali presenti, elemento che ci testimonia chiaramente l’abbondanza di acque.

Il sito archeologico della Via Marina era dotato di un colonnato dove probabilmente si svolgevano esercizi ginnici, oggi solo parzialmente leggibile, ed era altresì dotato di una natatio e di una latrina oggi non più scrutabili.

Ancora oggi il sito ci permette di apprezzare la straordinaria tecnica edilizia utilizzata per la costruzione, che permetteva di riscaldare gli ambienti tramite il vapore generato dalla combustione. Quest’ultimo veniva poi sapientemente incanalato tramite il pavimento rialzato ed intercapedini nelle pareti.

Risulta poi molto interessante poter fare un collegamento, come spesso i nostri siti archeologici permettono di fare, con le splendide collezioni del Museo Archeologico della Città dello Stretto dove, al livello D, oltre ad una ricostruzione dell’elevato dell’edificio del direttore Malacrino, vengono conservati una serie di lacerti d’affresco rinvenuti proprio nell’impianto termale.

Le terme poi sul lato rivolto verso la stazione ferroviaria vengono attraversate da un muro robusto e tozzo che si manifesta come un corpo estraneo e di fatti lo è. Sono due le teorie su questa costruzione, alcuni ne individuano un’opera di contenimento per l’antico letto del Calopinace che fino al XVI secolo si gettava nello Stretto nei pressi della Villa Comunale ed altri invece individuano una parte di struttura difensiva eretta dai Normanni.

Una storia affascinante questa, tutta da raccontare, che permette di rappresentare in un piccolo e significativo sito archeologico la testimonianza di una città importante che seppe prosperare quando guardò in direzione del Mediterraneo divenendo porta e bastione dello Stretto.