Viaggio in Calabria

Le terme romane di Reggio Calabria

Terme romane Reggio Calabria
Terme di Reggio (ph Alessandra Moscatello)

Uno dei luoghi più interessanti del Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria è senza ombra di dubbio questo piccolo ed eccezionale sito archeologico. Il sito ha avuto una storia recente molto travagliata. Ritrovato nel 1886 quando venne smantellato il bastione S. Matteo delle mura cinquecentesche della città, riscosse scarso interesse tanto che nei primi del ‘900 venne costruita una scuola proprio in quell’area finché nel 1916 si decise di rendere nuovamente accessibile le terme.

Quest’impianto di piccole dimensioni sorgeva a pochissima distanza da quelle che erano le terme pubbliche della città localizzate sotto il palazzo della Prefettura. Queste erano solo alcune delle numerose strutture termali presenti, elemento che ci testimonia chiaramente l’abbondanza di acque.

Il sito archeologico della Via Marina era dotato di un colonnato dove probabilmente si svolgevano esercizi ginnici, oggi solo parzialmente leggibile, ed era altresì dotato di una natatio e di una latrina oggi non più scrutabili.

Ancora oggi il sito ci permette di apprezzare la straordinaria tecnica edilizia utilizzata per la costruzione, che permetteva di riscaldare gli ambienti tramite il vapore generato dalla combustione. Quest’ultimo veniva poi sapientemente incanalato tramite il pavimento rialzato ed intercapedini nelle pareti.

Risulta poi molto interessante poter fare un collegamento, come spesso i nostri siti archeologici permettono di fare, con le splendide collezioni del Museo Archeologico della Città dello Stretto dove, al livello D, oltre ad una ricostruzione dell’elevato dell’edificio del direttore Malacrino, vengono conservati una serie di lacerti d’affresco rinvenuti proprio nell’impianto termale.

Le terme poi sul lato rivolto verso la stazione ferroviaria vengono attraversate da un muro robusto e tozzo che si manifesta come un corpo estraneo e di fatti lo è. Sono due le teorie su questa costruzione, alcuni ne individuano un’opera di contenimento per l’antico letto del Calopinace che fino al XVI secolo si gettava nello Stretto nei pressi della Villa Comunale ed altri invece individuano una parte di struttura difensiva eretta dai Normanni.

Una storia affascinante questa, tutta da raccontare, che permette di rappresentare in un piccolo e significativo sito archeologico la testimonianza di una città importante che seppe prosperare quando guardò in direzione del Mediterraneo divenendo porta e bastione dello Stretto.