Viaggio in Calabria

Un gioiello chiamato San Giorgio Morgeto

Esiste un luogo nella provincia di Reggio Calabria che non ti aspetti. Uno di quei luoghi che quando vai via senti ripetere dalla compagnia quella frase quasi offensiva; “non sembra manco di essere a Reggio”. Come se per condanna divina la bellezza non dovesse albergare in queste contrade che invece al netto di qualche decennio di inetta incapacità a riconoscerla ha sempre vissuto di una bellezza estrema, magari povera, ma pur sempre dignitosissima.
Il luogo di cui vi voglio parlare in questo appuntamento è San Giorgio Morgeto.
L’incanto inizia a colpire il viandante già nell’avvicinamento al borgo, con quelle case così tenacemente aggrappate a salitelle e vicoli che improvvisamente cedono il passo ai ruderi dei bastioni di quello che fu il Castello di San Giorgio.

Castello di San Giorgio Morgeto

L’origine del centro si perde come spesso accade alle nostre latitudini nella notte dei tempi, ma questo borgo ci da la possibilità di approfondire un periodo che spesso viene trascurato nei nostri racconti dei luoghi. Mi riferisco a quel lunghissimo lasso di tempo che precede l’arrivo nell’ VIII sec a.C. di gente proveniente dalla Grecia che diedero vita a quella che impropriamente spesso viene definita come colonizzazione ma che in realtà darà il via alla creazione di città nuove “staccate” dalla terra di origine.
Il nome stesso di questo centro ci da spazio per parlare di Morgete figlio del mitico Re Italo che furono “fondatori” di quei gruppi definiti Itali e Morgeti (che prima venivano appellati come Enotri).
Queste popolazioni “indigene” insieme ad altri gruppi come Siculi e Ausoni erano già qui prima dell’arrivo dei greci e convissero con loro per molti secoli.
E’ interessante vedere poi come molte fonti anche autorevolissime in qualche modo rileggano nella presenza degli Enotri in punta di Stivale una legittimazione del possesso di questa terra ricordando l’origine greca di quelle genti.
San Giorgio poi assunse il suo nome e buona parte della sua conformazione attuale nel corso del medioevo.


Pare proprio che il centro venne risparmiato dalle incursioni saracene per intercessione del Santo della Cappadocia ed i cittadini decisero di acquisire la nuova denominazione che prima invece ricordava il nome del re Morgete.
La denominazione attuale invece si acquisì dopo l’unità d’Italia con l’affiancamento alla denominazione di San Giorgio anche di Morgeto quasi a chiudere un cerchio plurimillenario.
Il borgo oggi vanta oltre ad un dedalo inestricabile di vicoli, tutta una serie di luoghi carichi di fascino.
Oltre al già citato castello e a quella che viene definita “Fontana Bellissima” con la sua storia quattrocentesca, sono decisamente i grandissimi palazzi gentilizi a colpire l’immaginario del visitatore.
Oggi resi ancor più affascinanti da un’aria quasi di aristocratico senso di decadenza, questi palazzi ci
parlano di un passato importante ancora oggi testimoniato da imponenti portali e gusto
ricercatissimo nelle rifiniture.


Ad essere sinceri però, e non per vicinanza al santo al quale è dedicato, è sicuramente il convento dei domenicani con la vicina chiesa dell’Annunziata ad incuriosirmi ed affascinarmi di più.
Divenuto ormai anche il cantiere monumento storico all’inconcludenza e all’insipienza dei “manovratori”, un tempo questo angolo di Calabria era uno dei centri culturali più importanti del circondario, dotato di una imponete biblioteca.
Qui si formò l’ultimo degli uomini rinascimentali, il filosofo della Città del sole, Giovanni Domenico Campanella ai più noto come Tommaso.
San Giorgio merita il tempo di una visita, merita l’attenzione del viandante, che oltre a lasciarsi rapire da una storia infinita e da paesaggi che al tramonto raggiungono la superbia, sa anche raccontare una storia viva di artigiani e di imprenditori che sanno innovare anche alle nostre latitudini.