Viaggio in Calabria

Tesori dal Regno al MArRC

E’ molto strano scrivere quest’articolo nel particolare momento storico che stiamo vivendo. La realtà fuori dalla finestra del mio studio appare quasi ovattata, tutto è silente, solo il fruscio del vento ed il cinguettio interrompono saltuariamente questo incanto surreale.

Strano scrivere di storia ed arte al tempo del coronavirus. Particolare anche perchè, al momento, il Museo di Reggio come gli altri attrattori culturali italiani, rimane chiuso come misura necessaria per contenere l’epidemia.

In quest’articolo, un po’ per evadere dalle ansie dei discorsi monotematici da Covid19, vi racconto la mostra “Tesori dal Regno, la Calabria nelle collezioni del museo archeologico nazionale di Napoli” visitata nell’ultimo giorno di apertura del MArRC.

Nell’ormai consueta veste espositiva fatta di sfondo mono tinta e belle frasi ad affetto, ravvivate da foto d’epoca di grandi dimensioni, si snoda il percorso espositivo che si prefigge di raccontare il rapporto secolare tra il Museo Partenopero ed il Sud Italia, con particolare attenzione al territorio calabrese e reggino.

Tanti i pezzi degni di nota, dai lacerti di affreschi provenienti dall’ area vesuviana, ai vasi di Ruvo di Puglia (qui magari avrei giocato di più sull’antico nome della Puglia, Calabria), dai pezzi provenienti da Locri, come i meravigliosi elmi, ai piccoli tesori monetali.

La mostra conclude il suo percorso con l’esposizione multimediale anticipata dal c.d. Sancofago di Eremburga, dal nome della seconda moglie di Ruggero I, accompagnata da un’interessante descrizione che rimanda ad una pagina di storia spesso trascurata, ma che definisce la Calabria così come oggi la conosciamo. Mi riferisco all’arrivo alle nostre latitudini dei normanni che scelsero Mileto come sede del loro potere.

Adesso non ci resta che sperare in un prossima apertura del museo di Reggio perchè questo significherebbe che la parentesi surreale legata all’epidemia da Coronavirus sarebbe già archiviata.

Per il momento resistiamo restando semplicemente a casa diffondendo magari il virus della bellezza, un’epidemia che non spaventa nessuno.

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