Viaggio in Calabria

Tresoldi a Reggio Calabria

E’ stata inaugurata nel weekend tra il 12 ed il 13 settembre presso il lungomare di Reggio di Calabria l’installazione permanete denominata “Opera” frutto della creatività artistica di Edoardo Tresoldi.
Sono stati peraltro due giorni ricchissimi di eventi culturali di spessore che hanno contribuito ad accendere i riflettori in quel pezzo di Lungomare reggino
L’operazione per la realizzazione di Opera è costata complessivamente alla Città Metropolitana di Reggio Calabria 939.400,00 € ed è stata finanziata attraverso i fondi dei “Patti per il sud”.


Nel clima rovente della fase preelettorale si sono registrate feroci polemiche, spesso da derubricare alla voce chiacchiericcio di sottofondo sulla bontà dell’intera operazione.
Ovviamente l’inaugurazione ad opera dell’Amministrazione comunale ad una settimana dalle votazioni non ha contribuito a svelenare il clima.
Ma ovviamente non sono le polemiche strumentali ad interessare questa rubrica.
La realizzazione di questa suggestiva installazione ha permesso alla “Via marina” reggina di
consolidare quel suo ruolo di vero e proprio museo a cielo aperto. Uno spazio inclusivo che permette attimi di puro godimento sensoriale non solo per la straordinaria bellezza paesaggistica.
Negli anni questa parte del “salotto buono” della città si è arricchito con opere d’arte
contemporanea, pensiamo alle tanto criticate statue di Rabarama diventate poi nel tempo uno dei simboli della città almeno a giudicare dalla mole di foto che circolano sui social.
Ovviamente non possiamo dimenticare i resti della città antica che fanno bella mostra di se sempre nel cosiddetto “chilometro più bello d’Italia”, dalle Mura greche alle Terme romane fino alla tomba ellenistica.


Chiaro che anche in questo angolo di città le criticità non mancano, basti pensare all’aria del
tempietto, la più sacra per la storia cittadina oggi relegata a mera appendice del Lungomare.
Ma se è ovvio che le criticità non manchino mi chiedo cosa spinge la comunità reggina a non gioire se per un attimo la città assurge alle cronache nazionali e non solo per un fatto di grandissimo spessore culturale.
Ancora una volta lascio la polemica ai professionisti.
Di fatto Opera va a creare in angolo di Reggio una sorta di rievocazione di un peristilio di ordine ionico con 46 colonne di otto metri ciascuna su una superfice di 2500 metri quadrati.
La trasparenza di queste strutture permette una lettura unitaria con il paesaggio sublime dello Stretto. Opera permette al fruitore di evocare dentro di se i sentimenti che legano l’individuo ad un passato comune, questo è il luogo dove quello che non c’è più viene richiamato per diventare qualcosa che ci deve proiettare verso il futuro.


Se si ha poi la pazienza di attendere l’ora del tramonto quando i reticoli delle colonne incrociano la luce ambrata del sole che muore è proprio lì che inizia la magia. Le luci, la sera, rendono l’installazione ancora più emozionante facendola svettare nel cielo e captando emozioni che magari si esprimono anche in una semplice foto da parte di chi fino a qualche ora prima esprimeva giudizi al vetriolo.
E’ chiaro che un’opera artistica può incontrare il favore o l’opposizione della critica ed il confronto schietto e sincero è un portato fondamentale dell’arte. Rimane tuttavia inutile la critica sterile e pretestuosa, peggio se cela malamente interessi politici, questa tende a distruggere qualsiasi cosa di buono per biechi interessi di clan.

Alla fine i sindaci passano, le chiacchiere pure ma la città no.

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